domenica 4 marzo 2007

Web 2.0: cosa è, cosa cambia

Web 2.0 è il termine coniato da Tim O'Reilly e Dale Dougherty per descrivere la fase attuale in cui si trova Internet. Il termine ha riscosso molto successo ed è stato ripreso da molti giornalisti e cultori dell'ICT. Alcuni di voi ne avranno sentito parlare, ma cosa è esattamente il web 2.0?

Un'analogia con il mondo reale
Prendiamo la macchina a vapore. Il primo prototipo fu inventato da Erone di Alessandria nel primo secolo dopo Cristo: quell'oggetto era un semplice strumento di diletto, veniva utilizzato come giocattolo. Bisognerà attendere il Settecento prima che la macchina a vapore sia concepita, in Gran Bretagna come strumento di lavoro per incrementare la produttività industriale in modo esponenziale. Come visto quindi, è stata la combinazione unica di fattori tecnologici, culturali ed economici che hanno portato poi alla Rivoluzione Industriale. Ebbene, l'evoluzione di Internet, ricalca pari pari, ma in modo ipervelocizzato, la storia della macchina a vapore.

Cosa cambia per le imprese?
Web 2.0, per le net-companies, significa un diverso modo di approcciare la Rete, rispetto agli eccessi del 2000, che, sebbene disti appena 6 anni da oggi, ormai fa già parte del passato. Esserci, in questo secondo capitolo della storia di Internet, per l'azienda, significa basare il modello di business più su un servizio intangibile, che sulla sola vendita di prodotti. Vuol dire incoraggiare i contributi degli utenti, rendendo il sito web il più interattivo possibile, mediante recensioni e commenti: e questo aspetto fu già anticipato, in tempi non sospetti, da Amazon, che già dal 1999 consentiva ai suoi clienti di lasciare on line delle mini recensioni sui prodotti.

La chiave per comprendere il Web 2.0 è quindi l'utente, sempre più "smaliziato", sempre più protagonista, che desidera assolutamente dire la sua. Ecco allora che lentamente l'attenzione di chi sul Web lavora, si sposta, e cerca di assecondare questa fama di protagonismo dell'utente. Ma come? La prima risposta potrebbe essere: miglioriamo i contenuti che già offriamo; e questo è di per sé un traguardo importante per chiunque possieda un sito.

Un'altra risposta a questa domanda, ce la offrono un paio di aziende della Silicon Valley, che tutti, bene o male, conoscono: Google e Apple.
Il primo era un motore di ricerca: diciamo "era" non perchè non lo sia più, ma piuttosto perchè è diventato qualcosa d'altro. Basta vedere le sue ultime acquisizioni, e i servizi che offre. GMail, Google Desktop, Picasa, e poi molti altri come l'acquisizione recente di un word processor online (Writely), o di SketchUp, un programma dedicato al disegno professionale. La seconda era una società che produce computer; anche qui "era" non perchè non ne fabbrichi più, ma piuttosto perchè ha creato una serie di prodotti vincenti. L'iPod, e l'iTunes Music Store, ma non solo. La possibilità di acquistare non solo brani musicali, ma anche telefilm, spettacoli televisivi, e chissà cos'altro in un futuro prossimo, stanno rapidamente modificando il DNA dell'azienda Apple. Quali sono gli elementi che accomunano queste società?
Il ventaglio di servizi offerti (destinati di certo a crescere e ad ampliarsi, forse addirittura a integrarsi), è tale che possiamo tranquillamente parlare non più di società, o applicazioni, o motore di ricerca, bensì di piattaforme. La novità più interessante del Web 2.0 sarà quindi la centralità non dei programmi, bensì dei servizi curati e offerti all'utente. Servizi che non avranno affatto bisogno di alcun porting, per essere goduti dagli utenti (come invece accade con i software), né di costose licenze da parte delle software house.

Cosa cambia per gli utenti?
Web 2.0 è anche sinonimo di intelligenza collettiva e network relazionale: la popolarità di un sito web o di un blog non è determinata solamente dal budget pubblicitario on line e off line stabilito da un'azienda. Se un sito web fornisce dei contenuti di qualità e/o di un certo interesse, suscita immediatamente la reazione positiva degli internauti. Si creerà così un effetto "passaparola" e il sito sarà linkato: ciò contribuirà a farne salire il PageRank su Google, creando un circolo virtuoso che ne accrescerà ancor di più le visite. Due casi eclatanti e sotto gli occhi di tutti sono il Blog di Beppe Grillo e la fenomenale idea della "Million dollar home page".

Quando si parla di Web 2.0, si incorre anche nel pericolo di semplificare molto la complessità di un passaggio che ovviamente non sarà immediato. Non si tratterà quindi di qualcosa che nel giro di un fine settimana sarà disponibile per tutti. Perchè per comprendere (e quindi sfruttare nel modo giusto tutte le potenzialità del Web 2.0), quello che accadrà, occorre adottare un nuovo modo di guardare alla Rete. Cerchiamo di fare un esempio pratico.

Collegarsi al Web significa in primo luogo avere un computer, un collegamento a banda larga (preferibilmente), e una serie di siti che offrono tutta una serie di servizi. Questi siti sono soprattutto specializzati in un certo campo ben preciso. Alcuni offrono informazioni, altri vendono merce, o conoscenza, ma ciascuno di essi appare indipendente e slegato dagli altri, spesso in conflitto o in concorrenza fra di essi. Aggiungiamo che questo comporta spesso una omologazione dei contenuti, un generale livellamento degli stessi, e una generale inadeguatezza dei siti nei confronti dell'utente, o meglio delle sue attese e aspettative. Che stanno rapidamente cambiando, per una serie di fattori che sono sotto gli occhi di tutti. In primis: l'abbassamento del prezzo dei computer (sempre più potenti e sempre più ricchi di funzioni), collegato all'espandersi dell'Adsl con il suo declino dei prezzi. Ecco due dei fattori che stanno conducendo alcune aziende che sulla Rete vivono e crescono, a immaginare il futuro prossimo del Web.



Web 1.0 VS Web 2.0
Ad ulteriore testimonianza di come il web sia cambiato, vediamo ora un carrellata delle net killer application odierne, confrontate con quelle di 5-6 anni fa.

Nel Web 1.0, ricerca su Internet era sinonimo di Altavista, all'epoca il più potente motore di ricerca. Oggi, Altavista è stato rimpiazzato da Google. Nel 2000, scaricare musica da Internet significava essere pirati, e utilizzare Napster, oggi Apple ha reso disponibile un modo legale ed economico per effettuare il download degli mp3: l'iTunes Music Store. Sei anni fa, avere una home page su geocities.com (fornitore di hosting gratuito, in cambio di banner) faceva tendenza, oggi è il blog ad essere trendy. All'apice della bolla internet, l'Enciclopedia on line per antonomasia era Encarta di Microsoft, un modello chiuso e aggiornato di tanto in tanto dal team di Redmond; nel web 2.0 l'enciclopedia della Rete è Wikipedia, aggiornata di continuo, in tempo reale dagli internauti stessi. La filosofia dell'open source applicata allo sciibile umano che, in un'ultima analisi, è il vero motore dell'evoluzione economica, sociale e tecnologica del mondo.


Alessandro Palmisano - Marco Freccero

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