venerdì 16 marzo 2007

Cisco Expo 2007

Giovedi 8 marzo, presso il Quark Hotel di Milano, si è tenuta la seconda edizione del Cisco Expo, manifestazione che oltre a fungere da vetrina per la società di telecomunicazioni, ha consentito un confronto mediante due tavole rotonde e una serie di workshop a seguire.


Innovare per competere nel mercato globale

La prima tavolta rotonda è intitolata "Innovare per competere nel mercato globale" ed è moderata dal direttore del TG1 Gianni Riotta. Dopo il saluto di rito per l'inizio dei lavori da parte del sindaco Moratti, Riotta introduce il discorso globalizzazione facendo notare che il 90% del mercato della telefonia è generato da telefonate locali, all'interno di uno stesso Paese e che, nonostante sia almeno un decennio che si parla di globalizzazione, essa è un fenomeno ancora in test. Ricorda poi come Bill Gates abbia dichiarato che è bene consentire alla manodopera specializzata di circolare facilmente e liberamente a livello, così come avviene per i capitali e cita il recente caso dell'assunzione di informatici indiani in Germania.

Il patron del TG1 sottolinea, inoltre, come l'innovazione sia in funzione della cultura: sono due aspetti imprenscindibili. A volte, quando gli occidentali hanno dovuto negoziare affari con i cinesi non hanno avuto vita facile: 5000 anni di scuola confuciana sono superiori a 50 anni di business school statunitense.


La parola passa poi al primo ospite, Arturo Artom, presidente di NetSystem. Artom sta investendo nella Silicon Valley in un progetto legato al web 2.0 che si ispira ad YouTube. E richiama l'aspetto culturale: in una recente convention tenuta a San Francisco, capeggiava un ritratto rinascimentale di Leon Battista Alberti e - ciò che lo ha colpito - lo slogan in italiano "L'uomo può ciò che vuole". L'Italia, checché se ne dica, gode ancora di una buona reputazione in termini di tradizione culturale; Artom invita a sfruttare al meglio ciò che l'Italia offre: design, fashion e moda devono essere utilizzati come cavallo di Troia per competere nel mercato globale. Infine sottolinea la differenza tra l'ammontare di denaro destinato al venture capital in Italia e negli USA: negli Stati Uniti la cifra è 3000 volte superiore rispetto a quella del Bel Paese.

È poi la volta di Guido Barilla, che ha preso le redini di Barilla Holding nel 2003. Il presidente della storica azienda italiana afferma come oggi vi è sia la necessità che la possibilità di confrontarsi con le persone, che hanno sostituito i consumatori. Per interi decenni l'industria non ha capito i reali bisogni della gente ed imponeva un certo tipo di consumo; oggi i clienti finali hanno molto più potere in mano e le aziende devono progettarsi e riprogettarsi in loro funzione; ciò reso possibile anche grazie, in maniera particolare, alla Rete.

Segue l'intervento di Nani Beccalli-Falco, presidente e CEO di GE International dal 2005. Egli sottolinea come l'Italia faccia parte di un contesto europeo all'interno del quale la concorrenza nazionale è legata in modo imprendiscindibile a cià che avviene nel continente. La ricetta per competere, in Europa e nel mondo, è quella della "doppia T": Tecnologia e Talento; il tutto, coniugato con la capacità manageriale. Le nazioni più temibili da punto di vista concorrenziale sono l'India e la Cina, dove vi sono etiche di lavoro impensabili in Occidente che rendono il costo del lavoro particolarmente contenuto; tuttavia, ciò che manca a queste nazioni, sono le capacità manageriali per gestire le aziende.

Per Massimo Castelli di Telecom Italia (divisione fixed wireline), la spinta all'innovazione è una pratica utilizzata dai "manager illuminati". Colui che si deve occupare dell'innovazione non è tanto il direttore Rircerca & Sviluppo, quanto piuttosto il direttore finanziario. È al CFO che spetta infatti l'onere di dover calcolare il rischio che gli investimenti in ricerca implicano. Ma invita anche a guardare l'innovazione non come costo, ma come una riduzione di costi; come un'opzione che, nel lungo periodo, riduce il rischio.

Alessandro Mondini, AD di Nokia Italia, introduce il suo intervento partendo dai risultati di un recente uno studio sul comportamento umano: il motore dell'innovazione della Rete sono, in modo particolare, i giovani e le donne. Sull'evoluzione del web 2.0, influiscono molto più i comportamenti delle teen ager che quelli dei dirigenti. Secondo Mondini, alla gran parte delle aziende manca un certo modo di pensare: la cultura dell'errore. Al contrario, in Nokia è penalizzante non commettere errori durante il percorso di carriera aziendale. All'interno della società vengono premiati quei dipendenti che hanno avuto a che fare con un range di esperienze il più variegato possibile.

È poi la volta di Andrea Pontremoli, presidente di IBM Italia. Che inizia la sua testimonianza raccontando l'aneddoto di quando, l'allora proprietario di IBM scommise il futuro dell'azienda sull'innovazione del transitor decidendo, in modo all'epoca avventato, di abbandonare la tecnologia valvolare. Tornando al presente, ricorda come 2 anni la società è uscita dal business dei personal computer cedendo l'omonima divisione a Lenovo; nelle scorse settimane si è deciso anche di uscire dal mercato delle stampanti. Il core business attuale è quello della consulenza, ma i laboratori di Big Blue lavorano a un progetto ambizioso, che ha a che fare con la semantica, disciplina nella quale gli italiani sono tra i massimi esperti a livello mondiale. Il futuro dell'informatica si giocherà infatti proprio sulla semantica: ad oggi, infatti, il 40% delle ricerche effettuate su Google non porta ai risultati attesi.


Alessandro Palmisano

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